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L’Australia targata Italian Dreamtime incomincia da Perth, WA

L’Australia targata Italian Dreamtime incomincia da Perth, WA

Taxii?!? Hostel for Backpackers please…

La sveglia, anzi le sveglie (dato che siamo due rimbambiti e lo sappiamo ne abbiamo messe due), suonano o forse non suonano, chi lo sa. Fatto sta che non le sentiamo, ma nemmeno lontanamente. Del resto stiamo dormendo così bene, beati in un letto a castello in una specie di cella 3 metri per 2, moquette luccicante per terra, zero finestre, soltanto una grata nel soffitto con un ventilatore che ogni mezz’ora sussulta… Forse era meglio rimanere nell’aereo, coccolati dalla nostra adorata Cathay Pacific.

Perth Western Australia

Perth skyline in the morning

Beh, Denis si sveglia giusto in tempo alle 9 e mezza, non so come, forse ricordando nel sonno la penale per lasciare la “stanza” oltre le 10. Ci alziamo, doccia, denti e giù di corsa in reception per la consegna chiavi, ma soprattutto per entrare in internet e sperare che finalmente qualcuno ci ospiti sul suo “couch”… Per fortuna un tale di cui non si capisce il nome (forse Mazz??), senza foto profilo, di anni 67 e senza referenze, ci aveva già risposto la sera prima offrendosi di venirci a prendere all’aeroporto. Damn it! Decidiamo di accettare l’invito del probabile serial killer. Mentre lo aspettiamo, facciamo un giro per la città, siamo al centro di una metropoli da 1,5 milioni di abitanti e sembra di essere in una piccola località turistica italiana, traffico inesistente, calma assoluta, ritmi blandi, costumi e infradito ovunque. Ma forse siamo davvero in Italia, la prima persona che incontri appena uscito dall’aeroporto e a cui chiedi informazioni, entri nell’ostello e alla reception c’è un ragazzo italiano che parla con una tipa dall’indubbio abbigliamento nostrano, ti siedi a mangiare un panino e ti serve una ragazza dall’accento inconfondibile, chiedi dove prendere un taxi e…”ragazzi siete italiani?”. I nostri primi contatti con l’Australia sono praticamente tutti “paesani” (direbbe Rena, paisà), sono tanti e sono ovunque, scopriremo come se la passano…

E’ tardo pomeriggio e, colonizzata la casa del povero Mazz, (a proposito, forse non è un killer, sicuro non un serial killer, eh eh), decidiamo di andare in città, all’inaugurazione del Fringe World Festival, un festival multidisciplinare di arte che si tiene annualmente a Perth.

Dopo aver perso almeno tre autobus e aver rischiato una multa per consumo di alcol a bordo di un mezzo pubblico (Renato, il solito napoletano con la birra sull’autobus..:!), riusciamo a salire su quello giusto e toh, di dove sono le uniche due passeggere a bordo?? Ma Italiane naturalmente! Ci notano immediatamente, e come potrebbero non, mentre litighiamo con il conducente sul resto. Sono Federica e Lucia, lavorano come massaggiatrici, “molto meglio che lavorare come cameriere nei ristoranti, credeteci”. Si vede che sono stanche, sono in Australia soltanto da due mesi con il Working Holiday Visa e solo ora stanno superando i primi momenti critici e l’impatto con un nuovo mondo. Domandiamo loro se l’esperienza è stata positiva finora, “non sappiamo dirvelo, è troppo presto per dare un giudizio, ma lo scopriremo presto”. Ed è quello che vogliamo scoprire anche noi di Italian Dreamtime.

Fringe World Festival a Perth

Fringe World Festival a Perth

 

I giorni che seguono sono improntati al recupero faticosissimo dal jet lag e alla scoperta della conurbazione di Perth. Fondamentale è il giro in auto con il nostro ormai fidato “anfitrione” che finalmente scopriamo chiamarsi Murray. Ci scorrazza in giro a nord e sud della città, lungo tutta la linea costiera. Perth si adagia sul fiume Swam, poco prima che sfoci nell’oceano e ha una conformazione particolare e atipica per noi europei: un centro con grattacieli, palazzi, negozi ecc. e poi tutt’intorno, per decine di km i suburbs, distese infinite di villette residenziali.

Renato e Murray a Sorrento Beach

Renato e Murray a Sorrento Beach – Fremantle

A nord ci fermiamo per il nostro primo bagno in Australia a Sorrento, una spiaggia tranquilla il cui nome è un mistero per Murray, ma non per noi… mentre dal lato opposto, a sud spicca Fremantle, tranquilla e affascinante località costiera e porto della città. Qui scopriamo un’influenza italiana sensazionale, che riporta ai tempi in cui questo era il primo porto di sbarco delle navi che trasportavano gli immigranti dall’Italia e spesso il luogo in cui rimanevano, esausti dal viaggio infinito. I marinai italiani hanno fatto la storia di Fremantle e lo si può capire dalla percentuale di nomi italiani scritti sul monumento commemorativo sulla banchina del porto, forse due su tre.

Monumento alla memoria dei pescatori di Fremantle

Monumento alla memoria dei pescatori di Fremantle

 

Poco oltre ci imbattiamo nell’Italian Club, wow! Sembra di essere catapultati in Italia, in un paesino siciliano, 50 anni fa. Campo di bocce, con tanto di partitella all’ultimo sangue e all’ultimo insulto in dialetto, sala d’ingresso con attaccate stampe di paesaggi italiani e poi una grande sala bar/gioco con tavoli affollati da accaniti giocatori di scopa e tressette, biliardo , bancone del bar e una cosa che ci fa commuovere, a classifica della serie A, aggiornata a mano…

Classifica Serie A all’Italian Club di Fremantle

Classifica Serie A all’Italian Club di Fremantle

 

Il tutto in un’atmosfera di allegria e rilassatezza. Conosciamo Basilio e Franco. Seduti al bancone. Basilio ci offre una birra e ci racconta in un sicilaustraliano strascicato la sua storia e il ricordo più bello della sua infanzia, quando faceva un’ora e mezza di corriera dal suo paesino natale solo per andarsi a fare una passeggiata a Messina.

Pool all’Italian Club di Fremantle

Pool all’Italian Club di Fremantle

 

Giusto prima di tornare a casa, scopriamo un’altra piccola ma elegante traccia italiana: il negozio “Creato a mano” nel quale Matilde vende tutti articoli artigianali di vestiario. Forse è il suo nome, che ricorda quello della canzone australiana più famosa, “Waltzing Matilda”, ad averla spinta qui in Australia cinque anni fa, o forse la voglia di cambiare vita e tentare qualcosa di nuovo, fatto sta che adesso vive qui e sta bene. La sua parlata è rapida e il suo pensiero profondo, ha sempre lavorato con gli artigiani e con coloro che da sempre rendono il “Made in Italy” quello che è, ed è da loro che crede debba rinascere l’Italia, ci crede veramente:

Certo, io sono una goccia e una goccia non fa l’oceano, ma una, due, tre forse sì.

L’Italia le manca tanto e un giorno tornerà, del resto

Una volta uno straniero mi ha detto: al mondo esistono due tipi di persone, gli italiani e tutti gli altri che lo vorrebbero essere…

Dè&Dé

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